Il formaggio spalmabile è un prodotto spesso presente sulle nostra tavole. Ideale per chi vuole aggiungere al proprio piatto, sia esso un secondo del pranzo o della cena o uno spuntino, una quota di proteine senza bisogno di mettersi ai fornelli, è spesso al centro di domande e considerazioni sulla sua salubrità, a prescindere dalla casa produttrice.
Disponibile in numerose versioni, da quella light, a quella senza lattosio, senza dimenticare i formaggi spalmabili con l’aggiunta di erbe e salmone, viene spesso definito un prodotto che fa male. Cosa c’è di vero? Scopriamo, nelle prossime righe, la risposta a questa domanda, tenendo sempre conto che si tratta di considerazioni non legate a marchi specifici, ma considerando, in generale, i formaggi spalmabili disponibili sugli scaffali della grande distribuzione.
Formaggi spalmabili: amici o nemici della dieta sana?
Quando si parla del formaggio spalmabile disponibile nei punti vendita della gdo, è bene ricordare sempre il fatto di avere a che fare con un prodotto industriale. La sua composizione è quindi caratterizzata dalla presenza di diverse tipologie di additivi. Tra quelli più presenti, spiccano indubbiamente gli addensanti. Se si prende in mano la classificazione NOVA, un sistema di cui si è parlato per la prima volta nel 2016 sulle pagine della rivista scientifica World Nutrition, i formaggi spalmabili sono collocabili nel gruppo 4, ossia quello dei cibi ultra processati.
Diversi esperti di nutrizione hanno portato l’accento, in questi anni, sul loro essere contraddistinti da numerosi ingredienti di fatto non necessari. Tra questi è possibile citare, giusto per citare uno dei più utilizzati, i concentrati di proteine del latte. Dito puntato in particolare sulle caseine, proteine spesso presenti nei prodotti lattiero-caseari e note per il loro causare reazioni immunitarie e secrezione di istamina da parte dell’organismo. Questa molecola è nota per il suo ruolo di mediatore chimico dell’infiammazione.
Perché è importante non eccedere con il consumo di formaggio spalmabile?
Premettendo sempre l’importanza di rivolgersi, nel momento in cui si parla di alimenti da includere o escludere dalla propria dieta, a un professionista esperto, ossia dietologo, dietista e nutrizionista, è bene sottolineare che, in linea generale, il formaggio spalmabile industriale non fa male in sé. Il segreto, come in molti casi, risiede nella moderazione. Ecco i motivi per cui è importante non eccedere con il consumo di questo alimento:
- Grassi soprattutto di tipo saturo
- Fonte di colesterolo (in media, si parla di 90 mg ogni etto di prodotto)
- Contenuto importante di sodio, minerale il cui eccesso è collegato a un maggior rischio di ipertensione e conseguenti problemi cardiovascolari
Fino ad ora, abbiamo parlato solo di formaggi spalmabili distribuiti nei supermercati. Il discorso non cambia nel momento in cui si rivolge l’attenzione a quelli artigianali. In merito al loro consumo, esistono due eccezioni importantissimi: i bambini al di sotto dei 5 anni e gli anziani. Nel loro caso, il consumo di formaggi spalmabili a latte crudo, indi non pastorizzato, è da bandire.
Il rischio di questi prodotti è la possibile contaminazione da parte del batterio Escherichia coli, fisiologicamente presente nell’intestino ma in grado di causare, in altre aree del corpo, dei danni incalcolabili e potenzialmente fatali. Tra questi è possibile chiamare in causa la sindrome emolitico-uremica, che si contraddistingue per un’anomala formazione di coaguli in diversi distretti dell’organismo e per l’accumulo di urea, prodotto di scarto dei reni, nel circolo ematico.